L’attesa dell’inizio della fase due in Italia ha fatto passare praticamente inosservata l’entrata in vigore il 28.04.2020 del Trattato di Pechino, approvato dalla Conferenza Diplomatica sulla Protezione delle Prestazioni Audiovisive nel 2012. Sono 30 i Paesi contraenti, Membri della Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO), una delle aziende specializzate delle Nazioni Unite, che hanno aderito a questo Trattato che tutela i diritti di proprietà intellettuale degli interpreti nelle esecuzioni audiovisive. Il trattato modernizza e aggiorna la protezione digitale tutelando il lavoro di attori, cantanti, musicisti e ballerini nelle performance audiovisive, precedentemente regolata nella Convenzione di Roma per la protezione degli artisti interpreti, dei produttori di fonogrammi e delle organizzazioni di radiodiffusione (1961). Con l’entrata in vigore del Trattato di Pachino si rafforzano cinque diritti economici esclusivi per le prestazioni degli artisti, interpreti o esecutori, precisamente: i diritti di riproduzione, distribuzione, noleggio, messa a disposizione, diffusione e comunicazione al pubblico. Il Trattato amplia i diritti dei lavoratori del settore audiovisivo, contribuendo a dare a questi artisti e performer maggiori diritti sul loro lavoro, aumentando le loro entrate personali. Tutele che ad esempio possono tradursi in un aumento dei pagamenti derivanti dalla ritrasmissione di serie TV, un beneficio particolarmente critico, dato che molte nuove produzioni sono state bloccate a causa dell’attuale pandemia.

Angela Bonacina

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